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VILLA SERRAVALLO

Il complesso di Villa Serravallo sorge sulla pendice Nord-Est del colle Magnolino, una zona che nel catasto napoleonico (inizi del XIX sec.) risulta libera da ogni costruzione; da qui lo sguardo spazia su uno scenario naturale di incomparabile bellezza, disegnato dalle Prealpi Carniche e Giulie e da ameni rilievi morenici ancora dominati da torri e castelli feudali. Più in basso, il paesaggio di quast’angolo di “Brianza friulana”, come lo chiamava Dino Virgili, si perde nelle ampie campagne dell’ Alta Pianura.
La sua storia prende origine da due contrapposte vicende familiari: il declino del ramo sandanielese degli Ongaro da un lato, la prosperità dei nobili Concina dall’altro. Il luogo occupato dalla bella dimora era stata infatti fino al 1895 proprietà di Emma, Francesca e Luigia, figlie di Daniele Ongaro e sorelle di Luigi, patriota sandanielese, morto nel 1866 durante l’ultima campagna delle guerre d’indipendenza. Le eredi Ongaro non pensarono a sposarsi e sul finire del secolo cedettero appunto i loro beni ai conti de Concina, nobili del castello e con i quali si era imparentato il dott. Vittorio Serravallo, farmacista in Trieste. Se per i primi, proprietari di quasi tutti i terreni del colle, le ragioni dell’ acquisto stavano sostanzialmente nella volontà dell’ integrazione e della continuità dei propri beni immobili, per il cognato Serravallo era l’intenzione di potersi costruire una tranquilla residenza in collina e di coltivare i suoi hobby naturalistici.
Quest’ultimo, cittadino austroungarico, possedeva la più importante e famosa spezieria di Trieste ed era titolare di una nota distilleria a Servola, nei pressi della città, in cui si produceva l’allora rinomato “vino ferruginoso” con riconosciute proprietà terapeutiche, venduto fin nei mercati dell’Estremo Oriente. Immagini dell’epoca ritraggono il professionista triestino in compagnia della moglie e di commercianti orientali nelle terre dell’Impero del Sol Levante.
I lavori per la costruzione della villa - eretta su progetto di un architetto vicino ai de Concina che senz’altro operò con la collaborazione del geom. Giacinto Gattoli, uno dei più esperti e raffinati tecnici dell’epoca (era anche pittore di elevate qualità artistiche) - iniziarono nel 1906. Il progetto, poi realizzato integralmente, prevedeva tre edifici ed un ampio parco circostante, concepito come un articolato e pregevole orto botanico, dotato di specie arboree di rara e notevoli qualità naturalistiche e scientifiche, con serre attrezzatissime per consentire la coltivazione anche e soprattutto di preziose essenze esotiche, emulando in questo la realtà di Servola. 
I tre edifici erano appunto la villa padronale (mq. 340) denominata Villa Giulia (dal nome della moglie del proprietario) Serravallo, la casa della servitù adiacente all’ingresso principale, i locali per la lisciviatura situati nella parte bassa della proprietà. Questi erano ubicati proprio sopra una sorgente d’acqua naturale conosciuta e sfruttata fin dall’antichità, com’è testimoniato dal recente rinvenimento in quella zona di due anfore romane. Vi scorreva anche un ruscello, poi incanalato, su cui agli inizi del secolo scorso ed anche negli anni recenti, esistevano i lavadors a disposizione delle lavandaie di questi borghi.

La villa - terminata nel 1912 - presenta caratteristiche tipiche di molte residenze nobili d’inizio secolo, ricche di richiami e decori propri dello stile liberty. La facciata è preceduta da un agile pronao neoclassico che si inserisce con eleganza nell’articolarsi delle diverse parti e strutture della costruzione stessa. 
Dall’anno della conclusione dei lavori, la famiglia Serravallo si trasferì da Trieste, abitando in villa, prima nei soli mesi estivi, poi in modo definitivo, circondandosi spesso di uomini di scienza e cultura.
Durante gli anni 1927-30, tutta la zona venne interessata dal progetto “Bosco del Littorio”: si trattava in particolare di costituire in quella zona un’ampia area boschiva, integrandola a quella di villa Serravallo e comprendendovi le rive del castello, allora di proprietà dei de Concina. Nel mezzo, una strada che partiva dall’attuale piccolo parcheggio ai piedi del colle, ancora delimitato da due colonne erette all’epoca, doveva unire, attraversando il bosco, via del Colle con via Ciro di Pers. Il progetto, redatto dall’ing. Baschiera e dal geom. Gattoli, dopo reiterati ricorsi delle nobili de Concina proprietarie appunto della maggior parte dei terreni interessati all’intervento, non venne realizzato, per lo meno nelle forme originali.
Nei mesi dell’occupazione austro-ungarica (1917-18), la nobile dimora fu condivisa dai proprietari con alcuni ufficiali dell’esercito austriaco.
Molto peggio nella seconda guerra mondiale: dall’ottobre del 1943, e fino al 30 aprile del 1945, villa Giulia Serravallo venne occupata da un comando tedesco di “SS”: tale splendido immobile fu testimone delle frequenti atroci direttive emanate dai nazisti. Subito dopo la liberazione della città, in villa si alternarono tre diversi comandanti alleati: prima un generale sudafricano, poi un italo-americano, quindi ne concluse l’occupazione lo scozzese col. Russell.
Terminati gli eventi bellici, l’anziana signora Giulia rientrò da Trieste - dove si era rifugiata con la famiglia - per trascorrere l’ultimo periodo della sua vita nell’amata villa, dedicandosi in particolare alla cura dell’ampio giardino. Alla sua morte, l’immobile venne ereditato dai nipoti Luxardo-Serravallo (un Luxardo aveva anni prima sposato una discendente Serravallo) 
Nel 1962, gli eredi affittarono l’intera proprietà all’esercito italiano che ne fece il quartier generale delle Truppe Alpine “Carnia e Cadore”.
La presenza delle istituzioni militari si protrasse fino al 1975; in tale periodo, si consolidò il decoro della villa, del parco e delle serre che conobbero una “seconda giovinezza”. Allo scioglimento del reparto, la villa fu chiusa e tutto il complesso subì un continuo quanto inesorabile degrado cui contribuirono le scosse sismiche del 1976.
Ora, lo splendido e suggestivo complesso di villa Giulia, è divenuta la casa più bella della città e ne sono proprietari tutti i Sandanielesi.